Acqua

Acqua - Prof. Nicola Sorrentino

Quanto sappiamo realmente sull’acqua che beviamo?
Liscia o gassata, minerale o oligominerale, le acque non sono tutte uguali e l’apporto in termini di nutrienti varia a seconda degli elementi e delle caratteristiche che le contraddistinguono.

Una cosa è certa, l’acqua va considerata un vero e proprio alimento anche se non fa ingrassare, in quanto l’apporto calorico è nullo. Le linee guida della corretta alimentazione dicono che dobbiamo assumerne 1 ml per ogni caloria introdotta.
Ma come facciamo a scegliere quale acqua portare sulle nostre tavole? Una prima distinzione viene fatta in base al residuo fisso, cioè la quantità di sali minerali in essa presenti.
Questo valore si ottiene portando ad evaporazione 1 litro d’acqua ad una temperatura di 180°C. Ciò che rimane dopo la sua completa evaporazione (cioè la parte solida dell’acqua) è il residuo fisso. Questo dato normalmente è riportato sull’etichetta della bottiglia.
Valori elevati di questo parametro indicano un’acqua ricca di sali minerali. Il residuo fisso si esprime in mg/l e ci permette la classificazione delle acque in quattro categorie.
Tra le più consigliate per uso comune troviamo le acque oligominerali o leggermente mineralizzate (residuo fisso inferiore a 500 mg/l), dato che assicurano un apporto moderato di sali minerali.
Le minerali o medio minerali (residuo fisso tra i 500 e 1500 mg/l), invece, sono indicate in estate o in condizioni di carenza di sali come ad esempio a seguito di attività fisica.
Le più indicate per la ricostituzione di latte ed alimenti per l’infanzia, ma anche nelle calcolosi delle vie urinarie, sono le acque minimamente mineralizzate (residuo fisso inferiore a 50 mg/l).
Infine abbiamo quelle ricche di sali minerali (residuo fisso superiore a 1500 mg/l), da consumare solo sotto controllo medico per via della loro azione terapeutica.
Micronutrienti essenziali per il nostro organismo, i sali minerali, intervengono nella regolazione di numerosi processi corporei come l’equilibrio idrosalino, lo sviluppo e la crescita di organi e tessuti.
A seconda del minerale che domina per quantità rispetto agli altri, possiamo distinguere le acque in bicarbonate, solfate, clorurate, calciche, magnesiache, iposodiche e così via.
Il nostro palato è in grado di percepire il diverso sapore tra un’acqua e l’altra. Questa percezione dipende sia dalla diversa mineralizzazione delle acque (qualità e quantità dei sali minerali presenti), sia da altri parametri come il pH e la quantità di anidride carbonica disciolta.
Il pH è il valore che indica l’acidità dell’acqua. Un pH 7 indica un’acqua neutra, se il valore è inferiore avremo un’acqua acidula, se superiore avremo un’acqua alcalina. Quando è presente l’anidride carbonica, sia naturale sia addizionata, l’acqua risulterà acidula, per via del gas in parte disciolto sotto forma di acido carbonico.
Un’acqua va valutata anche attraverso altre caratteristiche: la limpidezza, l’effervescenza, l’odore e il gusto.
L’acqua deve sempre essere perfettamente trasparente e limpida, incolore o con riflessi azzurrognoli. Non deve avere mai odori sgradevoli. A volte si può percepire un lieve odore di zolfo dovuto a un’origine vulcanica.
Il sapore dell’acqua minerale di buona qualità è sempre gradevole.